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GENOVA A DESTRA: NON È UNA MISSIONE IMPOSSIBILE.

A cura di Simone Paris – Le elezioni amministrative ormai si avvicinano: l’11 giugno saranno chiamati alle urne milioni di cittadini italiani per rinnovare il proprio consiglio comunale, in una sorta di prova generale per elezioni politiche che si terranno probabilmente nei primi mesi del 2018. Tra le città chiamate al voto spicca Genova. La città ligure, da sempre simbolo dell’amministrazione di centrosinistra, viene fuori da cinque anni di potere affidato nelle mani del sindaco arancione Marco Doria, professore universitario di estrazione comunista che nel 2012 vinse le primarie della coalizione di centrosinistra (SEL, PD, IDV). La sua amministrazione non è stata di certo tutta rose e fiori, tanto che la sua ricandidatura non sarà appoggiata dal Partito Democratico, che è alla ricerca di un nuovo candidato di peso.  La situazione si fa veramente ghiotta per il centrodestra, anche alla luce dei misfatti del Movimento Cinque Stelle, che nella città natale del gran padrone non riesce a presentare una lista a lui gradita ed è anche soggetto ad un rinvio a giudizio per diffamazione insieme al fido Dibba.  Le prerogative per giungere ad un clamoroso successo, sulla scia di quanto già accaduto nel 2015 con l’elezione di Giovanni Toti a presidente della Regione Liguria, ci sono tutte: la candidatura unitaria del centrodestra nella persona di Marco Bucci va proprio in questa direzione.  Marco Bucci è dal settembre 2015 amministratore unico di Liguria Digitale, la società informatica della Regione Liguria e da pochi anni è rientrato nel capoluogo ligure dopo una lunga carriera internazionale sviluppata tra l’Europa e gli Stati Uniti. A sostenere nella sua corsa a Palazzo Tursi «il manager che unisce», una nutrita coalizione composta da Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Liguria Popolare, Direzione Italia. Questo accordo pone le basi per una vera rinascita del centrodestra unito che possa puntare veramente alla vittoria, evitando di ripetere il caso di Roma in cui Giorgia Meloni, a causa di incomprensibili veti forzisti, è stata lasciata sola a lottare contro grillini e piddini, portando comunque a casa un ingente bottino di voti, accreditandosi sempre di più come una vera leader di respiro nazionale.

Un centrodestra unito, fondato sulla meritocrazia e su un proficuo ricambio generazionale, con un programma attento alle esigenze della cittadinanza, lontano dagli ideali secessionisti padani, fondato su valori ispirati all’Italia sovrana, può veramente pensare di tornare vittoriosamente alla guida del Paese.

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