A cura di Andrea Rapisarda – Certe escalation di violenza politica paiono non essersi mai acquietate nell’arco di questi decenni, come ci dimostra la brutale aggressione ai danni del deputato greco Giorgos Germenis: il rappresentante di Alba Dorata è stato preso a sprangate da un gruppo vicino all’estrema sinistra ellenica, mentre si trovava dentro un bar del distretto ateniese di Marousi con altre due persone. La feroce azione ha visto il politico doversi difendere da trenta aggressori, che con le loro brutalità gli sono costati l’ospedale e delle leggere ferite agli accompagnatori. L’assalto avvenuto ai danni del parlamentare greco è in fase d’indagine da parte della polizia locale, anche se gli agenti non tralasciano l’ipotesi che tutto sia scaturito come ritorsione per i fatti di Chio: qui nei giorni scorsi i residenti esasperati hanno attaccato un campo profughi, dopo che un gruppo di migranti – algerini e marocchini – hanno minacciato di creare scontri dopo aver rubato del materiale infiammabile presso un negozio locale.
Il partito di Alba Dorata purtroppo non è nuovo a questi attacchi violenti delle frange di estrema sinistra, poichè già nel novembre del 2013 in un aggressione simile persero la vita i giovani militanti Manolis Kapellonis e Yorgos Fundulis… una dubbia casualità se vediamo gli attuali fatti che hanno visto protagonista di questa sventura Giorgos Germenis. Oggi come allora nessuna vicinanza da parte delle altre forze politiche elleniche verso la realtà guidata da Nikólaos Michaloliákos, che oltretutto vive sempre di più una fase d’isolamento parlamentare dentro la “patria della democrazia”: una realtà che ha rafforzato i nuclei antagonisti, visto che hanno ripreso vitalità dopo la riconferma di Alexīs Tsipras al governo.
In una società perfetta le diverse opinioni o vedute politiche dovrebbero confrontarsi civilmente per il bene della loro società, senza arrivare a tacciare la controparte a colpi d’arma da fuoco o sprangate: questa è la realtà infausta che stanno tornando a vivere quei nuclei sovranisti e che non vogliono piegarsi al pensiero unico, puntualmente vittime di stragi e persecuzioni politiche guidate dalle varie forze governative e non. Oggi è Alba Dorata, ieri Salvini contestato violentemente a Bologna dai collettivi e potremmo ancora andare a ritroso… L’Italia è il chiaro esempio delle brutalità dovute alla violenza politica con gli “anni di piombo”, dove le divisioni da “guerra civile” si sono affievolite ma mai del tutto risolte: ancora piangiamo le vittime del Movimento Sociale Italiano, del FUAN o del “Fronte della Gioventù”… ragazzi che hanno perso la vita per mano di colpevoli ignoti o per criminali che non hanno mai scontato un giorno di carcere con la complicità dello Stato. Indagini che su questi casi non hanno mai portato chiarezza e tantomeno giustizia, perché puntualmente si interrompevano in modo misterioso a un passo da verità scomode o da elementi chiave per risolvere i vari casi.
La Grecia come l’Italia se vediamo bene, dove la complicità istituzionale non ha punito certi elementi rei confessi: la storia di Achille Lollo è la lampante testimonianza, poichè l’assassino dei Fratelli Mattei – attuale collaboratore del Movimento 5 Stelle in politica estera – non ha mai scontato un giorno di carcere e ha latitato in Brasile con l’appoggio della sinistra intellettuale (ricordiamoci il Soccorso Rosso con Franca Rame e Dario Fo). Un personaggio del genere avrebbe dovuto passare il resto della vita dietro le sbarre e non vivere in una latitanza agevolata dai contatti politici, che gli hanno fatto ricoprire importanti incarichi nel ruolo dell’informazione e soprattutto di rappresentante popolare nelle comunità italiane in Brasile per conto del Partito Democratico. Non è l’unico caso isolato, se pensiamo come Fabrizio Panzieri – l’assassino di Miki Mantakas – trovò riparo in Africa e Manlio Grillo invece scappò in Nicaragua insieme a volti coinvolti nella strage di Acca Larentia.
Nel 2016 si dovrebbe arrivare a una “pacificazione nazionale” tra i blocchi politici in campo, che appiana i dissidi storici e apre al confronto della dialettica sui contenuti: ma questo non lo vediamo, poiché spesso sono le stesse istituzioni – governative e non – che alimentano l’odio tra fazioni e accendono la miccia per violenti scontri. I fautori della democrazia in questo modo smascherano il loro vero volto totalitario e da pensiero unico, non facendosi problemi a censurare e reprimere le voci fuori dal coro anche con atti brutali. La devastazione per mano dei centri sociali nel quartiere romano di Magliana ha palesato le reali intenzioni dei “democratici”, arrivati a vandalizzare automobili e negozi per contestare una manifestazione guidata da Forza Nuova: i “contestatori” di oggi e di ieri saranno mai puniti per le loro azioni criminali? La storia e i governi che si sono susseguiti ci dicono di no!