Vladimir-Putin – di Filippo Del Monte – La corrente d’opinione che considera Putin il “leader ideale” non è nata oggi sull’onda del dinamismo diplomatico-militare russo; è un qualcosa che viene da lontano, dalla ricerca spasmodica di un’identità europea smarrita tra le pieghe dell’occidentalismo americanocentrico. L’ammirazione per il modo in cui il Cremlino affronta le crisi internazionali, per come tenti di trasporre in pratica la vocazione imperiale della Russia e per come sia stato capace di presentare un modello politico-culturale alternativo all’Occidente ha spinto molti politici europei ad atteggiarsi a “piccoli Putin”, ora in modo quasi carnevalesco, ora in modo più serio e ragionato.

In realtà Vladimir Putin non ha inventato nulla, la sua prassi politica è un’eredità zarista e sovietica. Storicamente la Russia ha sempre avuto pulsioni imperiali, per le sue dimensioni e per l’eredità lasciatagli da Costantinopoli nel 1453. I russi hanno tentato di unificare il mondo slavo attorno a Mosca, la “Terza Roma”, ed il loro imperialismo è diverso da quello europeo-occidentale: non è semplice colonialismo, è un sistema, una forma mentis (prima ancora che una linea politica) che ha le sue radici nella storia antica del Continente europeo. Che tale “spinta” imperiale sia stata portata avanti sotto il vessillo degli zar o la bandiera rossa sovietica poco importa, l’idea dell’impero è stata più forte persino del Bolscevismo ed anche Stalin ne fu conquistato (la famosa “deviazione a destra” dell’URSS staliniana).

Putin non è solo il difensore di questo ideale ma anche un suo prodotto, la sua prassi ed il suo pensiero sono radicati nell’anima della “Santa Madre” Russia. Chi in Europa occidentale pensa di imitarlo è impossibilitato a farlo. Chi prova a copiare Putin nella “piccola Europa” si abbassa a proclami populisti od a parlare per slogan. E’ forse questo il nazionalismo che serve all’Europa? Un partito può dirsi nazionalista se ha una propria identità ben definita e non se si limita a “scimmiottare” quella degli altri. Così si finisce per essere dei servi di Mosca e non dei suoi alleati, non si cammina accanto a Putin ma dietro di lui.

Per essere realmente “putinisti” bisognerebbe recepire una sua lezione importante: le identità vanno riscoperte e difese. Questo perché l’Europa non è un blocco etnico-culturale composito come un certo “europeismo” vorrebbe farci credere, è invece l’insieme di tante storie e culture diverse. Proprio come la Federazione russa è uno Stato multi-nazionale, così l’Unione europea dovrebbe essere pluri-nazionale, e non sovra-nazionale. Certo, esistono dei punti in comune tra le varie Nazioni europee, è innegabile che il Vecchio Continente abbia una base identitaria comune forgiata dalla Roma imperiale; quanti tra i leader politici volessero seguire la strada del “putinismo” dovrebbero valorizzare tanto le diversità quanto le uguaglianze ideologico-culturali europee, sarebbe il modo migliore per difendere la tradizione e l’identità nazionali. Chiudersi a riccio sarebbe solo una patetica imitazione ed il problema è che il “putinismo” europeo s’avvia inevitabilmente su questa strada.