– A cura dmaxresdefaulti Giovanni Russo – Contro ogni pronostico vince Trump, ma oltre il risultato le elezioni fanno riflettere sulla realtà sociale e politica del centro del mondo occidentale, segnando, per il momento solo simbolicamente, la fine dell’impero americano. Non c’è alcun dubbio che il pensiero democratico classico del 900’ stia andando in minoranza nel mondo in cui viviamo, ma è mai possibile che 300 milioni di americani non abbiano saputo trovare come loro rappresentante supremo, “il comandante in capo” come si esprimono, che due personaggi così sui generis, per motivi diversi ma in fondo convergenti, come Hillary Clinton e Donald Trump?

Tutta la campagna elettorale si è svolta a livelli rasoterra. E’ stata concentrata non sui programmi ma sulle caratteristiche fisiche e antropologiche dei due candidati e dei loro sostenitori. La Clinton è arrivata a dire che Trump sarebbe un burattino nelle mani di Putin. Il giorno dopo Donald Trump, ha annunciato che in caso di vittoria dell’avversario non avrebbe accettato l’esito del voto, accusando l’ ex First Lady di corruzione, dicendo che “se lui fosse presidente lei sarebbe in carcere”. E basterebbe questo per rivalutare le elezioni di quel piccolo e modesto Paese che è l’Italia. Diciamo la verità, neanche Berlusconi era arrivato a tanto. Lo slogan del Sessantotto era “pagherete caro, pagherete tutto”, dopo Trump, Erdogan in Turchia, Matteo Renzi in Italia, sarebbe forse meglio trasformarlo in “rimpiangeremo caro, rimpiangeremo tutto”, non solo Berlusconi, ma anche la vecchia, cara e troppo facilmente dimenticata Balena Bianca, quale era la Democrazia Cristiana. Per nostra fortuna, noi italiani non partecipiamo almeno direttamente, tranne che per gli endorsement e i finanziamenti del Governo Renzi alla Clinton Foundation, alle elezioni americane. Però se pistola alla tempia, si chiedesse agli italiani di scegliere fra Donald Trump e Hillary Clinton, molto probabilmente sceglierebbero il primo. Per una serie di motivi.

Il primo è che Trump parla il linguaggio volgare ma diretto, sì, ha dei difetti, ogni tanto dice delle cose scomode o impopolari, ma è autentico. E un paese che davvero, non ha mai pregiudizi verso le persone, questo è quello che conta. Mentre quella madonnina di Hillary Clinton è molto più subdola e sotterranea. Per i politologi da quattro soldi e sondaggisti presto disoccupati, era sicuramente la scelta meno destabilizzante e imprevedibile: era il meno peggio ma solo il meno peggio appunto, niente di più. Di fronte a questa situazione, tra lo status quo e l’ignoto, il popolo americano ha scelto di scatenare il caos e vedere che succede. Secondo, tutto il sistema finanziario mediatico, lo Star System Americano, era con Hillary (Borsa docet). Il che vuol dire che paradossalmente e non so quanto volontariamente, il grande magnate rappresenta gli altri. Trump ha avuto contro tutta la stampa, il mondo culturale e dello spettacolo e ogni critica nei suoi confronti non faceva altro che confermare l’opinione dei suoi elettori: i media sono stati percepiti come espressione della élite dominante. Terzo, per dircela tutta non se né può più della retorica per cui una donna, in quanto tale, è meglio di un uomo. E’ un razzismo sessuale rovesciato. Non ci si rende conto, che così facendo altro non si fa che negare le qualità della donna, in fondo la donna stessa, che tutto può essere, se rimane una donna, fuorchè virile. Infine, ed è il punto a mio avviso più importante, il voto a Trump è stato soprattutto protesta, una provocazione, se pur legittima democraticamente parlando, il megafono confuso degli sconfitti della globalizzazione, delle vittime delle disuguaglianze economiche e di chi “semplicemente” non crede più nel sistema economico-politico vigente. L’unico vero merito di Trump è di non essere un politico ma un uomo della società civile che renderà l’America di successo proprio come il suo brand.

Il prossimo inquilino dello studio ovale governerà un Paese diviso, spaventato e aggressivo e dovrà essere in grado di fare i conti con questo. Nessuno può sapere se sarà un buon Presidente, ma con obbiettività possiamo affermare che il popolo americano, la più grande e moderna democrazia al mondo, non è stato in grado di trovare dei candidati migliori con cui esprimersi o forse, ipotesi questa infinitamente più preoccupante, Donald J. Trump è la perfetta espressione della società americana. Ma certe sorprese rientrano nella logica del gioco democratico, Trump si è guadagnato la sua chance: che la sfrutti nel migliore dei modi non è solo un suo interesse, ma una prerogativa di tutto il mondo libero. Make Democracy great again!