-di Michele Gottardi- È iniziato da soli pochi giorni e ha già suscitato reazioni e diverbi. Stiamo parlando della 37ma edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli, organizzato a Rimini da Comunione e Liberazione (CL), celebre movimento cattolico fondato nel 1954 dal sacerdote e professore don Luigi Giussani. Ad inaugurare l’evento, che si concluderà giovedì 25 agosto, è giunto persino il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che con un suo discorso ha ribadito la direzione verso la quale il Paese deve proseguire il cammino: ammodernamento dei sistemi democratici (strizzando l’occhio ai favorevoli al referendum costituzionale), riforme economiche e accoglienza dei migranti. Le parole del Capo dello Stato hanno suscitato da un lato il plauso del centrosinistra e dall’altro la protesta di Matteo Salvini (che ha definito Mattarella “complice degli scafisti”) e i mugugni di alcuni esponenti del centrodestra che avrebbero preferito più cautela da parte del Presidente. Ma è proprio il discorso a 360 gradi da parte di quest’ultimo e il programma del Meeting a far notare come il movimento ciellino abbia con il tempo mutato il suo orientamento. Esorditi come rappresentanti del ramo conservatore della Chiesa e strenui sostenitori dell’ala destra della Democrazia Cristiana, i ciellini si sono poi avvicinati al centrodestra di Silvio Berlusconi ed in particolar modo a Forza Italia, che per lunghi anni è stato il partito emblema di CL. L’attivismo politico e sociale è stata la principale caratteristica di Comunione e Liberazione, che vede tra i suoi aderenti uomini di spicco come Roberto Formigoni e Maurizio Lupi, e, alimentato dal sostegno di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, il movimento di don Giussani ha accresciuto con il tempo il suo potere religioso ed economico, tanto da suscitare le critiche del mondo cattolico progressista. Per molti anni il Meeting di Rimini è stato considerato un “congresso” del movimento dove sfilavano potenti uomini del mondo politico, economico e sociale, quasi sempre accumunati dal medesimo spirito conservatore.
Dopo la fine dell’ultimo governo Berlusconi e sotto la guida di don Jullian Carron, successore di don Giussani, il movimento ha cautamente abbandonato le posizioni filo-berlusconiane salutando con calore prima l’ascesa in politica di Mario Monti, ospite applauditissimo nel 2012, e successivamente facendosi fautore delle larghe intese, tanto da trovare riparo nel Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, casa politica degli stessi Formigoni e Lupi. Con la salita al soglio pontificio di papa Francesco, i ciellini hanno dovuto superare le perplessità manifestate da quest’ultimo circa la loro condotta cristiana, tanto che durante l’udienza in occasione dei dieci anni dalla morte del fondatore, lo stesso pontefice li ha ammoniti invitandoli a non tradire il messaggio di don Giussani e a non professare una “spiritualità d’etichetta”. Le parole sono tuonate alle orecchie di don Carron che ha subito impartito al movimento un nuovo cursus in salsa bergogliana: minore attenzione ai temi etici, aperture a sinistra e toni cauti; in Italia il tutto si è tradotto con un abbraccio al Partito Democratico e alla politica di Matteo Renzi. All’inizio del suo mandato il Presidente del Consiglio aveva rifiutato di partecipare al Meeting, dipingendosi così come un uomo lontano dalle oligarchie, ma l’anno successivo ha (stranamente?) deciso di parteciparvi accompagnato da ben cinque ministri e riscuotendo un enorme successo. I vertici di CL sono rimasti affascinati dalla sua forza di volontà e dal suo pragmatismo, lasciando alle spalle il passato e unendosi all’assai numerosa schiera di cortigiani di cui gode il leader del. La “virata a sinistra” dei seguaci di don Giussani si è palesata in due occasioni: la prima con le parole del Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, che ha chiuso la scorsa edizione del Meeting definendo il PD “partito votabile” e la seconda in concomitanza con le elezioni comunali milanesi, dove Comunione e Liberazione si è spaccata a metà tra i sostenitori di Sala e quelli di Parisi. Il trend non sembra essersi arrestato in occasione del dibattito sul referendum costituzionale; non è un mistero infatti che i vertici ciellini propendano per il SI: la riforma “semplifica le decisioni pubbliche” ha riferito Vittadini, mentre Bernhard Scholz, capo della Compagnia delle Opere, ha già elogiato il governo Renzi perché “sta facendo finalmente le riforme”. Ciliegina sulla torta sarà l’arrivo a Rimini in questi giorni del ministro Maria Elena Boschi, che non perderà l’occasione per ammaliare la platea indirizzandola a sostenere convintamente la nuova Costituzione.
Tuttavia l’ormai palese attivismo a sinistra promosso dai dirigenti di CL non sembra essere troppo gradito alla base del movimento che su numerosi temi, dalla famiglia tradizionale alla crisi migratoria, continua a manifestare una posizione rigorosa ben lontana dalle posizioni renziane, intuendo che prima o dopo i vertici dovranno rendere conto ai propri affiliati delle loro repentine metamorfosi. “Mala tempora currunt, sed peiora parantur”.