di Giorgio La Porta – Non sono bastati i gessetti colorati, le candele, le marce per la pace. Non ci può essere pace dove c’è invasione e odio. Continuiamo a fare finta di nulla sperando in cuor nostro che il prossimo attentato sia il più lontano possibile da noi, ma sappiamo che ci sarà. Pochi giorni fa hanno sgozzato e dilaniato degli italiani in Bangladesh ed è già ora di un’altra pagina nera. Le preghiere del Papa, le parole dei pacifisti, le bandiere a mezz’asta non hanno fermato quel tir sulla folla che ha puntato senza pietà sulla giostra dei bambini e che ha fatto la stessa strage di uno squalo in una piscina. Non ha guardato in faccia nessuno, i tanti bambini in festa che guardavano i fuori d’artificio. Eppure continuiamo a far entrare gente senza alcun controllo preventivo. C’è qualcuno che ha approfittato della solidarietà e dei nobili valori occidentali per invadere un continente. Ma continuiamo a non prendere provvedimenti, a non mappare i luoghi di culto a non sapere chi circoli per le nostre strade.
In nome poi di una fantomatica integrazione abbiamo calato totalmente le braghe permettendo a tutti di fare tutto e dimostrando chiaramente di non avere il controllo della situazione.
Quale integrazione è possibile con chi ti vede come un infedele, con chi vede le nostre leggi, la nostra Costituzione come qualcosa di secondario di fronte alla legge del proprio Dio. Quella stessa legge che non riconosce la parità delle donne, che consente i matrimoni multipli o le spose bambine.
Non può vincere il silenzio, non può vincere la paura, non può vincere l’omertà. Il nostro Paese è già stato vittima delle mafie e dei silenzi mafiosi e non dobbiamo ripetere gli errori del passato.
Non dobbiamo affidarci agli slogan ma dobbiamo iniziare ad affrontare la vita di ogni giorno in maniera differente. Non ho troppe difficoltà ad affermare che in questo momento la democrazia non sia la priorità assoluta, ma la sicurezza e la difesa dello Stato stesso debbano avere la precedenza, proprio come avviene durante uno stato di guerra. Siamo in guerra, lo capite o volete qualche cenno più eclatante? Non voglio regimi di colonnelli sudamericani, ma il controllo del territorio, la difesa dei confini e dei concittadini come avviene in paesi come il Giappone e l’Australia che non sono propriamente regimi sanguinari, ma democrazie evolute.
Dobbiamo difendere il nostro Occidente proprio come facemmo dopo gli attentati dell’11 settembre. Quel giorno fu dichiarata una guerra che ancora oggi non è finita.
Qualche anno fa una grande scrittrice italiana ci avvertì del pericolo e proprio come una Cassandra disse la verità ma non venne ascoltata. Si chiamava Oriana Fallaci ed era malata di un cancro che qualche anno dopo l’avrebbe portata via. Erano tanti i paragoni che faceva tra il suo cancro e quella malattia che stava trasformando l’Europa cristiana in Eurabia. Nei suoi confronti ci siamo comportati proprio come un paziente che non vuole ascoltare la verità da un medico che ti diagnostica un cancro. Abbiamo preferito non ascoltarlo e curarci con l’aspirina e ora quell’alieno dentro di noi è cresciuto a dismisura e controlla la nostra paura.
Abbiamo detto che era una pazza, una visionaria. Un paese come la Svizzera (dove casualmente ci sono un po’ di patrimoni medio orientali) ripristinò la censura dopo due secoli e ordinò l’arresto della scrittrice.
Ora che nelle nostre città la situazione pare fuori controllo ci accorgiamo improvvisamente che la malattia annunciata dalla Fallaci improvvisamente si è trasformata in una metastasi.
Siamo tutti a rischio, le nostre città hanno paura e la paura si diffonde nelle nostre chiese, nelle scuole dove mettere un crocifisso o un presepe è considerato un atto coraggioso e rivoluzionario.
Una religione aggressiva non sente ragioni e non accetta interpretazioni. E così l’arroganza di chi viene qui e mette le regole dettate dal suo Dio davanti alle nostre leggi statali.
Ricordo quando nel lontano ’99 parlando ad un convegno di giovani raccontai di un bambino islamico che si rifiutava di ascoltare la maestra di una scuola perché di sesso femminile e i genitori pretesero di fargli cambiare classe. Non era un caso da poco, perché quella maestra aveva vinto un concorso pubblico indetto dallo Stato. In quel momento rappresentava tutti noi, il nostro Stato e quel bambino che non obbediva rappresentava pienamente l’arroganza di una religione. Senza andare troppo oltre sarebbe bastato pensare alle conseguenze di tante piccole azioni di questo genere per capire di fronte a quale emergenza ci saremmo trovati a breve.
Non è uno scandalo se affermo che non abbiamo idea e non abbiamo una mappatura ufficiale delle moschee in Italia, perché nascono come associazioni culturali e sono nascoste nei garage e nelle cantine dei nostri palazzi. E non avendo una mappatura non ci può essere un controllo. Non sapremo mai, insomma, in quanti luoghi si sia festeggiato e brindato per la riuscita dell’attentato di Nizza, Dacca o Parigi.
Ma la reazione dell’Occidente dovrà essere come sempre civile, composta e un po’ snob o trovandoci di fronte ad un atto di guerra sarà il caso che ci comportassimo con delle misure adeguate?
La verità non è nel mezzo, questa volta è da una parte sola e penso che dovremmo smetterla con la nostra civiltà borghese che permette le invasioni. Una volta che saranno maggioranza non saranno così buoni e gentili e quel bambino che 15 anni fa non ascoltava la sua maestra perché donna avrà 40 anni e probabilmente guiderà un partito che cancellerà la nostra Costituzione e tutto questo non sarà indolore per la nostra civiltà.
E voglio concludere con questa frase della Cassandra, Oriana Fallaci, perché possa essere un punto di riflessione per tutti voi.
“Tre punti che considero cruciali. Punto uno l’immigrazione. Il Cavallo di Troia che ha penetrato l’Occidente e trasformato l’Europa in ciò che chiamo Eurabia. Punto numero due. Non credo nella fandonia del cosiddetto pluriculturalismo. E ancor meno credo nella falsità chiamata integrazione. Gli immigrati musulmani materializzano così bene l’avvertimento che nel 1974 ci rivolse all’Onu il loro leader algerino Boumedienne. <<Presto irromperemo nell’emisfero nord. E non irromperemo da amici, no. Vi irromperemo per conquistarvi. E vi conquisteremo popolando i vostri territori con i nostri figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria>>. Punto terzo. Soprattutto non credo alla frode dell’Islam moderato. E continuerò a ripetere <<Sveglia Occidente, sveglia, ci hanno dichiarato la guerra, siamo in guerra! E alla guerra bisogna combattere!”