sangue-kAKC-U10801223395420h3H-1024x576@LaStampa.it– A cura di Giorgio La Porta – Che bella immagine quella degli ospedali pieni di donatori di sangue in Puglia. Una comunità nazionale unita nella tragedia da un alto e nobile senso di solidarietà. Ci si toglie il proprio sangue per darlo a non si sa chi, ma comunque si dona per salvare la vita a qualcuno.

L’Italia e gli italiani mostrano sempre il lato migliore del loro senso civico nel momento di maggiore difficoltà. Queste foto sono meravigliose perché non c’è la fila per prendere qualcosa, una graduatoria per una casa popolare, un posto in un asilo pubblico o per un’indennità di disoccupazione. In questa fila si dona solo, senza pretendere nulla.

Lì c’é quel sud che oltre a piangere per le vittime vuole fare qualcosa di più e tentare di salvare più persone possibili. Le inchieste diranno se c’è stato errore umano o meno. È pur vero che una responsabilità precisa di chi lascia un binario unico per treni che viaggiano in direzioni opposte è incontestabile. 23 morti, tanti, troppi. Trasporti in un sud che sono degni dell’epoca borbonica. Si muore di treno, di metro, di autobus. Spesso banali errori umani, troppo spesso strutture mortali non adeguate alle moderne tecnologie. Quando pensiamo che siamo tra le grandi potenze del mondo e che altre potenze come il Giappone hanno treni che grazie a dei magneti ‘volano’ sui binari a 600 km orari, capiamo di essere ancora all’epoca delle carovane, della locomotiva a vapore e di Totò nel film destinazione Piovarolo.

C’è però qualcosa che stona in quella foto così bella. Lo so che sembra fuori luogo in un momento di dolore per il nostro Paese. In quella foto mancano tante persone. Le stesse persone che quando c’è da mettersi in fila per case, asili e diritti sono sempre a capo delle graduatorie, ma quando c’è da donare qualcosa restano in silenzio. Ho visto i video e le foto delle corsie. Mi sarebbe piaciuto vedere un maggiore coinvolgimento dei ‘nuovi italiani’. Perché se siamo una comunità, dobbiamo saperlo essere sia per donare che per ricevere. Altrimenti diventiamo una miniera da scavare e lasciar vuota una volta finito il metallo. Può anche andar bene, ma da italiano auspico qualcosa di meglio per il mio paese e per i miei connazionali. So di sbagliarmi e spero di essere smentito da nuove immagini. Sarebbe davvero brutto se avessi ragione e se si fosse persa l’occasione per dimostrare che la solidarietà umana possa andare oltre il colore della pelle e il paese di nascita. Mi sbaglio, sono sicuro che mi smentirete. Vi giuro che mai come ora spero di essere smentito.

Il video e le foto le trovate su questo link de LA STAMPA