– di Andrea Rapisarda – Ha avuto un effetto uragano il caso legato di Alessandro Antonio Alfano, fratello dell’attuale Ministro dell’Interno. Le intercettazioni hanno sollevato un grandissimo polverone, mostrando ancora una volta come il sistema politico nazionale soffra di gravi criticità legate ai fenomeni di raccomandazione e di parentopoli: cattedre accademiche e ruoli nella dirigenze dei maggiori organi istituzionali vengono contestati ad Alfano Jr, con documenti che ora sono al vaglio delle Forze dell’Ordine.
Lo scandalo ha avuto una portata mediatica notevole, creando non pochi malumori agli utenti dei social di fronte l’ennesima delusione politica. Una questione che può diventare una bomba a orologeria, se pensiamo al terremoto che può generare un episodio simile: al di là della faccia di Alfano già bersagliata dai vari organi di stampa, i più grossi rischi li corre il governo guidato da Matteo Renzi. E’ innegabile come gli esiti delle comunali abbiano portato molto malcontento nelle frange del Partito Democratico e soprattutto in quelle persone che hanno finora sostenuto l’operato dell’attuale direzione renziana: quest’ennesima tegola può cambiare gli equilibri interni della guida governativa, che già di loro sono molto fragili.
I maggiori malumori li troviamo nella fetta di quello che rimane del Nuovo Centrodestra, un realtà politica senza identità e annullatasi per seguire le volontà di Matteo Renzi. Nato come un progetto di centrodestra alternativo a Forza Italia, con il tempo è andato ad arenarsi per seguire poltrone facili insieme al centrosinistra. Una situazione che ha portato a un lento eclissamento della realtà politica, in una crisi che è stata anestetizzata solo con ruoli governativi e istituzionali: i risultati amministrativi sono la lampante prova di questo scenario, che dimostrano come il NCD abbia perso solo elettori per portare avanti determinate politiche di cui si è fatto portavoce. Un malumore crescente che già ha visto tante uscite notabili dal partito in questi mesi e che ora si deve confrontare con le dure posizioni di Schifani, Formigoni e Sacconi, oramai sempre più convinti a lasciare Angelino Alfano.
Un episodio quindi di portata catastrofica quello legato alla famiglia del Ministro dell’Interno, che mina la salute e la continuità del governo Renzi. Le strade per una crisi governativa sono aperte, specie se i sostegni al loro operato vengono sempre meno da parte di senatori e parlamentari.
Renzi si trova davanti a uno scenario imprevisto, che potrebbe farlo saltare anche prima del tanto atteso Referendum di ottobre. Ma forse bisogna vedere tutti gli aspetti di questa inaspettata situazione, che in chiave di Renzi non vede solo lati negativi… ma anzi trova dei possibili viatici per uscire ancora indenne – giustamente o meno – da intrigate situazioni politiche. I gravissimi fatti di Alfano potrebbero portare a chiedere l’ennesima fiducia alle Camere e qualora non si ottenesse si aprirebbe l’ennesima esperienza tecnica per l’Italia, che può solo fare gli interessi dell’attuale Premier. Scenari da fantapolitica, ma non del tutto fantascienza se uno li analizza bene: Renzi cadendo affronterebbe il referendum da agente esterno, salvandosi così dalle numerose critiche che in altri scenari possono crearsi. Insomma un modo imprevedibile – quanto efficace probabilmente – per scrollarsi malumori e cominciare a pensare a un progetto per le future elezioni nazionali, dove dovrà aspirare nuovamente a mettersi in gioco per tornare al governo: un lasso di tempo abbastanza lunga per lavorare sulla sua credibilità verso gli elettori.
Ovviamente questo è uno scenario ipotetico, ma che nella sua spettacolarità mostra una logica ben chiara per far salvare in extremis la faccia al Partito Democratico. Chi accuserà la botta di un simile evento sarà Alfano, che vedrà la sua definitiva sparizione dal palcoscenico politico: all’insoddisfazione popolare dovrà tener conto anche delle dure critiche dei suoi dirigenti, sempre più sul piede di guerra verso di lui.
[poll id=”31″]