A cura di Andrea Rapisarda – I tristi fatti che hanno coinvolto il 10° Municipio, purtroppo hanno dato risalto in negativo al territorio. Tra le zone più martoriate dalla stampa e gli slogan politici del Partito Democratico, sicuramente Ostia ne ha risentito più di tutti gli altri quartieri municipali. Dopo il vergognoso arresto dell’ex presidente Tassone, i cittadini del litorale si sono visti etichettati indegnamente come mafiosi.
Che la criminalità fosse presente nella zona del X Municipio non è una novità, anzi la realtà lidense è vittima da decenni di lotte intestine e inquietanti presenze dei clan mafiosi. Dagli anni ’70 il territorio vede la costante presenza di famiglie malavitose, che hanno dettato legge nelle aree più periferiche e abbandonate del territorio. Il tutto sotto lo sguardo delle istituzioni che hanno lasciato allo sbando interi quartieri. Si è permesso che i clan prendessero sempre più piede, con il beneplacito di una complicità tra le varie amministrazioni che si sono susseguite e le famiglie malavitose: i fenomeni legati alle dubbie concessioni è la prova tangibile di un sistema criminale che andava avanti da anni.
Ma quante responsabilità ha il territorio del X Municipio in questi scandali? Quante invece i suoi cittadini? In pratica nessuna, poiché i loschi affari sono avvenuti ai piani alti della Regione Lazio e del Campidoglio. La scusa di non fare votare i cittadini per i propri rappresentanti municipali, è solo un capro espiatorio per evitare umilianti sconfitte a qualche grosso partito (si veda il Partito Democratico e gli ultimi risultati ottenuti alle primarie sul territorio). Se ci sono stati bandi truccati, va chiarito come il personale amministrativo inquisito è – o era – dipendente di Roma Capitale e non del X Municipio: questa è una realtà detta da pochi e scomoda a molti, che evidenziano come lo scioglimento per mafia spettasse alla realtà regionale e al comune.
Nonostante lo stato di commissariamento del territorio, rimane ancora azzardato parlare di legalità in un area – con tanti quartieri – lasciata al totale abbandono. Le strade (municipali e di Roma) sono sempre più pericolose per i romani, che si sentono in balia della malavita e la criminalità. Fare una semplice passeggiata diventa molto pericolosa a tutte le ore del giorno, se andiamo a vedere come le cronache riportano casi di violenza e furti nella città. Si evidenzia come l’attuale corpo di polizia istituzionale manchi di una buona organizzazione, specie quando interi quadranti di territorio vengono totalmente abbandonati da ogni controllo: nonostante i tagli alla sicurezza, anche con “piccoli eserciti” si può tenere sicura una determinata area. Le migliori disposizioni di controllo non possono precludere anche la costruzione di nuovi distretti di sorveglianza, visto che in tanti quartieri sono incredibilmente assenti: questo è un serio impegno che dovrà prendersi il futuro sindaco della Città Eterna con i propri cittadini.
Anche sui campi nomadi bisognerà tenere il pugno di ferro, visto che nella totale illegalità si stanno sviluppando a macchia d’olio sul territorio romano (e soprattutto nel X Municipio). Nel territorio lidense basta ricordare le baraccopoli presenti nella Pineta delle Acque Rosse e quelle all’interno di Castel Fusano, che da bellissimi habitat naturali si sono trasformati in siti di degrado. È risaltato alle cronache – locali e addirittura nazionali – come in questi campi si siano ritrovate innumerevoli refurtive, provenienti dai colpi messi a segno dalle comunità rom che li abitano. Anche qui è necessario organizzare una sorveglianza e un controllo che impedisca il sorgere di nuovi centri e smantelli gli attuali tenuti nell’illegalità: una forza di polizia specializzata sarebbe utilissima a ripristinare uno stato di legalità in queste faccende.
Tutti i cittadini del X Municipio – come quelli di Roma – ambiscono alla sicurezza come priorità del territorio: è su questa tematica che il futuro sindaco dovrà dare risposte concrete ai romani. Serve ridare una dignità a molti quartieri, vendicando tutti quei cittadini che sono stati etichettati mafiosi dai partiti per meri interessi elettorali.