paolo_borsellino_00010-a cura di Simone Paris- Il 19 gennaio del 1940 nasceva a Palermo un Uomo che definire semplicemente magistrato rappresenta una mera riduzione: oggi Paolo Borsellino avrebbe compiuto 76 anni.
Paolo passa la sua infanzia nel quartiere popolare della Kalsa nel centro storico palermitano, dove tra un gioco ed un altro conosce Giovanni Falcone, di otto mesi più grande di lui. L’amicizia tra questi due grandi uomini sarà indissolubile e segnerà profondamente la vita di entrambi.
In questo articolo non intendo realizzare un’agiografia di Paolo Borsellino, atto assolutamente dovuto per le azioni compiute nel corso della sua vita, quanto riflettere sulla sua figura e sulla positiva influenza che ha avuto sulle giovani generazioni.
Cresciuto all’interno di una famiglia con simpatie di destra, Paolo si dedica all’attività di rappresentanza studentesca negli organi scolastici, sia in ambito liceale, dove viene eletto rappresentante d’istituto del liceo classico “Giovanni Meli” di Palermo, che in ambito universitario.
Nel settembre 1958 Borsellino si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università degli Studi di Palermo, dove collabora attivamente con la sezione del Fronte Universitario di Azione Nazionale, organizzazione degli universitari missini, di cui diviene membro dell’esecutivo provinciale ed è eletto rappresentante studentesco nella lista FUAN “Fanalino”.
Dal 27 al 30 settembre 1990 si è svolta a Siracusa la terza Festa Nazionale del Fronte della Gioventù; il momento più importante, che rimarrà indelebile nel cuore di tutti i partecipanti, è senz’altro l’intervento di Paolo Borsellino. L’allora Procuratore della Repubblica di Marsala incanta tutti i presenti che restano rapiti dall’intensità del discorso che pronuncia sulla Sicilia, sullo Stato, sul fenomeno mafioso. “Non si può dire che lo Stato si sia arreso nella sua lotta contro il crimine organizzato, perché ci si può arrendere solo dopo aver combattuto e lo Stato non ha mai combattuto questa battaglia. Non c’è mai stata da parte della classe politica la volontà di reagire alla mafia, quella volontà che venne trovata per il terrorismo. Ma il terrorismo minacciava direttamente la classe politica. La mafia invece si distingue dalle altre organizzazioni criminali in quanto la sua struttura è analoga a quella dello Stato. Non si può confondere con bande come quella di Vallanzasca o Epaminonda. In quei casi basta arrestare i promotori per eliminare l’organizzazione. La mafia ha una struttura particolare, come lo Stato, considera il territorio come un suo elemento costitutivo”, Borsellino spiega così la realtà mafiosa e la connivenza dello Stato. Lo fa davanti ad una platea di giovani missini, che comprendono immediatamente la purezza di questo magistrato e si rendono conto che la sua lotta possa condurlo alla morte da un giorno all’altro.
Paolo Borsellino non può sapere che in quegli istanti sarebbe diventato un mito, un’icona, un eroe dell’intera destra giovanile; nell’incontro di Siracusa pronuncia delle frasi che diverranno emblemi e motti propri di quel mondo politico: “Se la gioventù le negherà il consenso, anche la onnipotente misteriosa mafia svanirà come un incubo” e la frase più intensa e commovente “Potrei anche morire da un momento all’altro, ma morirò sereno pensando che rimarranno giovani come voi a difendere le idee in cui credono: ecco, in quel caso, non sarò morto invano”.
Tanto è stato detto e si è scritto su Borsellino e le sue simpatie missine, ma credo sia necessario un upgrade: Paolo Borsellino non deve essere patrimonio culturale e spirituale di una sola parte politica, non deve far parte solo del Pantheon della destra, ma deve rappresentare una figura di coesione nazionale.
La mafia, come tutti i suoi protagonisti, non è una cosa di destra, di sinistra o di centro, la mafia è una piaga che infesta l’Italia intera e può essere sconfitta solo con il supporto di tutti gli italiani.
Le parole pronunciate a Siracusa non sono rivolte solo alla platea missina che aveva di fronte, ma erano indirizzate a tutta le nuove generazioni, siano esse nere, rosse, bianche o blu, che ne devono far tesoro e mettere in pratica tutti gli insegnamenti di Borsellino.
La figura di Paolo Borsellino, il suo coraggio, il suo essere Eroe deve rappresentare un modello da replicare e un buon esempio da emulare, indifferentemente dalla maglia politica che qualsiasi persona indossi.