– a cura di Giorgio La Porta – Non ricordo quale sia stata l’ultima azione comune di tutte le forze di centrodestra nel nostro Paese. Penso alla votazione sulla decadenza del senatore Berlusconi, ma probabilmente anche lì vi furono i vari distinguo. Che piaccia o no, oggi il centrodestra torna unito e pronto ad affrontare una battaglia parlamentare comune contro il Governo Renzi.
Berlusconi, Salvini e Giorgia Meloni annunciano una grande manifestazione di piazza per il 6 febbraio a Roma e una mozione di sfiducia all’intero Esecutivo di Matteo Renzi. Contro tutto il Governo, Alfano compreso.
E’ indubbiamente la novità politica dell’anno, se pensiamo che in questi mesi Berlusconi ha fatto una non opposizione, degna delle migliori tradizioni democristiane dei Governi della non-sfiducia. Ma questa ambiguità stava costando troppo in termini elettorali a Forza Italia e i suoi elettori preferivano andare altrove, ovvero in quei partiti di destra che alzano la voce con più fermezza nei confronti delle banche, dell’Europa, della sicurezza e dell’immigrazione.
Si torna così a tracciare in maniera netta la line del confine tra maggioranza e opposizione per costringere ogni persona a stare da una parte o dall’altra della barricata.
Questa nuova strategia potrà essere contestabile ma almeno è una strategia dopo tre anni di vuoto assoluto, se non peggio di ambiguità e di nazzareni.
L’altra faccia della medaglia porta una conseguenza diretta a questa conta di deputati e senatori, ovvero che chi non supporterà la mozione del centrodestra verrà definitivamente consegnato nelle mani di Renzi. Che potrà farne ciò che vuole, candidare o non ricandidare. E’ l’ultimo richiamo per far tornare a casa le tante pecorelle smarrite che in questi due anni sono diventate la stampella fisica al centrosinistra del Pd, delle coop e delle banche.
Proprio come avvenne in quel fatidico 14 dicembre del 2010 quando Fini e il centrosinistra presentarono una mozione di sfiducia al governo Berlusconi che fu respinta con 314 voti contro 311 delle opposizioni.
Tutti dovettero schierarsi e ovviamente chi votò contro il Governo non potè più fare nulla per riconquistare la fiducia della base e della classe dirigente del Pdl. Avevano votato contro il proprio Esecutivo, e tutto il resto sembrava secondario e superfluo.
Stavolta si arriverà alla stessa conta, o con Berlusconi, Meloni e Salvini o dall’altra parte. Non c’è spazio per terzi o quarti poli.
Sarà interessante la posizione del 5 stelle che in queste ore spartisce le poltrone della Corte Costituzionale col Pd. Perché se il pd e il pdl fanno un accordo sono dei fasciomafiosi che inciuciano, se l’accordo lo fa il 5 stelle e incassa poltrone allora va tutto bene e la Patria è salva.
Fatto sta che la proposta di Giorgia Meloni fatta ad Atreju di una grande mobilitazione di piazza, proprio come fu contro il governo Prodi, è stata finalmente accolta e tra mille dubbi e perplessità sembra che il centrodestra torni a trovare una strategia comune. Sarà vincente o perdente lo vedremo con il tempo. Sicuramente è meglio una presa di posizione forte piuttosto che fare da scuderia ad un Governo che continua ad avvicinare i nostri senatori con metodi che hanno poco a che vedere con la buona politica e che si addicono di più ad una partita di Mercante in fiera.
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