È d’oltreoceano (per gli americani) l’ origine della futura first lady americana: 1970, Sevnica, attuale Slovenia orientale, ex-Jugoslavia. Studia design e architettura all’ Università di Lubiana, non conseguendo la laurea formale. In compenso, però, a 18 anni inizia la sua carriera di modella, che, a partire da Milano, la porterà a posare nelle copertine di Vogue, New York Magazine, Avenue, Vanity Fair, nonché a collaborare proprio con la Trump Model Management. Sarà alla Fashion Week di New York nel 1998 che il futuro presidente conoscerà la splendida modella, per poi sposarla nel 2005 in un sontuoso matrimonio presenziato da personalità di spicco, tra cui l’allora senatrice Hillary Clinton. Nel 2006 nasce Barron William, ma l’affetto di Melania non si ferma qui. Sostiene diverse azioni sociali a livello internazionale, forte della sua conoscenza corretta di ben sei lingue: italiano, francese, inglese, sloveno, croato e tedesco.
Durante la campagna elettorale ha esordito con pochi e piccoli discorsi, lasciando tutta la scena a Donald Trump: sempre presente, cedendo il passo al marito; dietro le quinte a sopportare l’incessante luce dei riflettori mondiali. Ma mai debole, mai uno scoraggiamento, mai un passo indietro di fronte alle pesanti calunnie. Sessismo, volgarità e porcheria sono pietre facili da lanciare e rapide a colpire. Una dignità tutta femminile non le ha permesso di cedere. Il coraggio di sacrificare la propria immagine, quella che per lei è tutta la vita, è un passo difficile da compiere. Lei lo ha fatto: si è messa in gioco, ben consapevole delle conseguenze di una sconfitta. Ha scommesso con se stessa, mettendo da parte le preoccupazioni. Sempre a testa alta, con lo sguardo fisso e il volto deciso. Non c’è insicurezza, ma solo fiducia per il marito, che ha bisogno di lei per chiedere la fiducia degli americani. Saprà stargli accanto per i prossimi 4 anni? Chi lo sa, possiamo solo dire che le basi sono più che buone. Caro Trump, non se la faccia sfuggire, un potenziale così è raro da trovare.