-di Simone Paris- Ogni 4-5 anni avviene sul nostro territorio un evento sismico drammatico e, per qualche giorno, la sicurezza delle nostre strutture diventa un argomento di interesse per i media e per le persone. Diventano tutti strutturisti per poi dimenticarsi di tutto poco dopo il terremoto.
La penisola italiana e la Sicilia, con l’esclusione della Sardegna, si trovano al centro della faglia creata dalla spinta della placca africana sulla micro-placca adriatica facente parte della placca euroasiatica.
Attualmente la micro-placca adriatica si sposta di circa 50 mm all’anno verso est comportando un graduale restringimento del Mare Adriatico.
Il Consiglio Nazionale dei Geologi ha redatta una mappatura a livello nazionale ed ha stimato che sono situati in zone ad elevata criticità sismica 24.147.410 residenti, 27.920 scuole e 2.188 ospedali ed in particolare nelle regioni epicentro dell’ultimo terremoto vi sono il Lazio con 1.764.181 residenti in aree sismiche, 4.608 scuole e 209 ospedali, mentre nelle Marche a rischio vi sono 1.486.289 residenti, 1.767 scuole e 202 ospedali.
La ricerca sulla protezione sismica delle costruzioni in muratura ha avuto inizio in Italia dopo il grande terremoto del 1783 che devastò la Calabria e la Sicilia e alcuni ingegneri borbonici si recarono nelle aree devastate dal sisma producendo rilievi e disegni dei danni e provvedendo a definire le prime prescrizioni per il rinforzo degli edifici da ricostruire o riparare; così come dopo il grande terremoto di Messina del 1908 vennero emanate dettagliate prescrizioni tecniche per la ricostruzione delle città distrutte.
Le normative che si svilupparono a partire da quegli anni fino alla seconda metà del secolo scorso assimilavano le azioni sismiche a condizioni ordinarie di carico, senza fare riferimento al carattere distruttivo del terremoto. Solo a partire dalla seconda metà del secolo scorso tale ultimo aspetto ha cominciato ad essere considerato e le varie normative che si sono succedute nell’ambito nazionale si sono gradualmente strutturate su questa linea, prendendo piena coscienza del rischio sismico ed inserendolo adeguatamente nei calcoli di dimensionamento della struttura e successive verifiche solo a partire dal 1978, anno del terremoto in Friuli.
Ripercorre brevemente la storia della normativa sismica italiana si può notare come i numeri sopracitati non siano soltanto opera di una malapolitica oppure di una pessima gestione tecnica (aspetti sicuramente presenti e su cui non si può assolutamente chiudere gli occhi), ma quanto di una politica edilizia che ha costruito la maggioranza degli edifici alcuni decenni fa (quando la valutazione del rischio sismico era pressochè assente), limitandosi negli ultimi anni soprattutto ad una rifunzionalizzazione di edifici già esistenti e costruendone di nuovi in minima percentuale.
Questo sisma è diventato il mood della fine estate 2016 e tante fandonie si sono sentite in tv o lette sui sociali o sulla carta stampata. Paragonare la criticità sismica italiana a quella giapponese in cui si notano evidenti diversità di tipo geologico, morfologico e costruttivo oppure gettare fango sul sindaco di Amatrice Pirozzi per il mancato adeguamento sismico della scuola crollata, quando è evidente che nei documenti ufficiali non era previsto alcun intervento del genere è evidentemente contrario ai valori del buon giornalismo. Portare avanti una corretta informazione è il compito che questa testata si assume, non facendo cadere nel dimenticatoio questo tragico evento.