-a cura di Francesco Laviola-Quando il diavolo ti accarezza, vuole l’anima. Quando Casaleggio ti candida, pure. Il capelluto guru della tribù pentastellata ha fatto inserire una clausola “di fedeltà” a cinque zeri in un contratto che si propone di far firmare agli aspiranti candidati a sindaco di Roma per il Movimento 5 Stelle. In caso di conquista del Campidoglio, non saranno tollerate dissidenze da parte del futuro sindaco e dei futuri assessori, pena una multa da 150 000 euro, l’espulsione dal Movimento e il risarcimento degli eventuali danni di immagine che potrebbe subire lo stesso Movimento. Casaleggio, il suo staff e il direttorio (in quest’ordine) vanno obbediti e non discussi; così vuole la regola del “decalogo” per i futuri candidati grillini. Quasi verrebbe da chiedersi: ma,quindi, la parola di Casaleggio pesa di più di quella del direttorio? E soprattutto, a questo punto, visto che ha intenzione di comandare, perché il riccioluto Gianroberto non si è candidato in prima persona a sindaco di Roma?
Domande che resteranno sospese nel vuoto probabilmente, ma che sottolineano qualche “piccolo” deficit di democrazia nel sistema cinquestelle.
Volendo malignare un po’, si potrebbe dire che Casaleggio non si fida dei suoi e non vuole rischiare la faccia e la credibilità del Movimento in un’operazione complessa come il governo della Capitale. Dal momento che i sondaggi quotano come probabile un successo dei cinquestelle a Roma, l’establishment non può certo permettere che la preziosa vittoria venga lasciata ad un “cane sciolto” che non si conformi alla linea o, peggio ancora, ad una “prima donna” che pretenda addirittura di dettarla. Dunque, bisogna correre ai ripari e mettere in chiaro la situazione fin da subito: “il sindaco lo fai tu, gli ordini li do io”. Altrimenti multa salata.
Se ci fosse stato qualche simpatizzante grillino con la spina dorsale e la grandezza morale degli antichi abitanti dell’Urbe, avrebbe potuto rispondere: “Solo 150 000 euro? Guardi, signor Casaleggio, che la mia Libertà ne vale molti di più!” Ma, verosimilmente, non c’è nessun Giulio Cesare nelle fila del Movimento 5 Stelle a Roma. È più probabile che ci sia qualche catilinario, magari un Clodio Pulcro, speriamo nessun Caligola. In ogni caso, chiunque, in caso di vittoria, dovrà rispondere alle alte sfere del suo operato e dovrà seguire i loro dettami. Con buona pace di chi ancora crede e racconta la favola che Grillo e Casaleggio sono lo strumento della volontà popolare, i fatti confermano anche in questa circostanza che è vero esattamente l’opposto: il popolo della rete è uno strumento nelle mani di Grillo e Casaleggio.