Mentre il governo Renzi si pavoneggia di risultati nel campo dell’occupazione, è una triste realtà vedere famiglie e singole persone vivere sul lastrico o con una qualità della vita al di sotto del “tetto di povertà”. I nostri giovani sono costretti a emigrare all’estero per trovare un’occupazione, perché ormai in Italia nessun imprenditore vuole più assumere per i forti vincoli finanziari imposti alle imprese e alle aziende. Anche la competitività è diventata inumana nella ricerca di un lavoro, venendo a creare una “lotta tra poveri” nei vari strati sociali (toccando soprattutto i più disagiati). Non possiamo rimanere impassibili neanche davanti ai tanti tagli che si stanno facendo sul personale operativo, che comportano profonde crisi nelle famiglie toccate e anche grandi lesioni alla dignità e al morale di chi si vede licenziato ingiustamente.
Un sistema occupazionale al collasso, specie se pensiamo come le aziende ti avvicinano solo per “stage non retribuiti”: se queste esperienze possono essere importanti dati nei “curriculum vitae”, da un altro punto di vista si presentano solamente come massacranti sfruttamenti per i più giovani (che spesso non operano neanche nel loro campo professionale o di studio). Se diviene difficilissimo inserire nel mondo lavorativo un volto novizio o fresco di studi, è praticamente impossibile posizionare una persona di media età (tra i 30 e i cinquant’anni) per fattori pregiudizievoli e fiscali.
Il collasso occupazionale avviene sotto lo sguardo attento dei sindacati, che si riempiono la bocca di lavoro e occupazione ma che poi nelle azioni – quelle concrete – non fanno nulla per cambiare l’attuale realtà. Anzi, dopo gli ipocriti appelli poi sono i primi a mangiare sulle spalle dei propri lavoratori e associati. I bilanci delle realtà sindacali diventano sempre più gonfi, come d’altronde anche il portafoglio dei sindacalisti: queste persone difendono sempre meno il diritto e la dignità del lavoratore, con l’eccezione di pochissime realtà che invece coltivano le cause e i disagi dei propri colleghi/affiliati. Ormai la figura del sindacato guarda al proprio interesse nella maggior parte dei casi, pensando a sistemare i propri affari e chiudendo verso l’assistenza ai lavoratori.
Sempre più soldi girano nelle realtà sindacali, senza che però questi organi meritino nel concreto i forti guadagni o rimborsi. Investimenti milionari che tornerebbero utilissimi invece per creare posti lavorativi o incentivare quantomeno la spinta alla creazione di nuove realtà occupazionali. Mentre i soldi vengono barbaramente sprecati tra vizi e patetici concerti, molte persone bisognose sognano un lavoro e ricoprirebbero un qualsiasi mestiere per riinserirsi nella società (anche quelli più umili).
A sinistra tira aria di festa, nonostante la profonda crisi e un governo Renzi che cerca di privatizzare qualsiasi cosa tocchi. Non saranno certamente due canzoni al “Concerto del Primo Maggio” a risollevare il disastroso bilancio occupazionale italiano: provocatoriamente sarebbe bello vedere come la tanta partecipazione a questo evento fosse anche sentita in tutte quelle manifestazioni contro la disoccupazione italiana. E’ inammissibile vedere come ex sindacalisti ora siano parte integrante di realtà come il Partito Democratico e si rendano complici delle politiche “anti-sviluppo” renziane, come è paradossale vedere ex operai quali l’onorevole Boccuzzi (sopravvissuto alla tragedia ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni SpA) sostenere gli interessi di un’acciaieria dell’Ilva.
Viva l’Italia e buon Primo Maggio dell’ipocrisia!